Associazioni culturali di Circello, Colle Sannita e Reino insieme a Italia Nostra per mantenere fruibile e valorizzare l’area archeologica di Macchia. Obiettivo: esporre nell’edificio adiacente, adibito a Museo, una copia della ″Tabula Alimentaria″
Ci sono luoghi e immobili a Circello che raccontano la sua storia millenaria. Il più importante e al contempo più esposto al degrado è il sito dell’antica ″Bebio″, in contrada Macchia: la città dei Liguri Bebiani. Non molti lo sanno, ma è l’area archeologica in cui è stato individuato il luogo dove 2200 anni fa (181 e 180 a.C.) fu deportata, per volere dei Romani, una parte dei 47.000 Apuani forzatamente trapiantati in queste aree del Meridione. La storia ufficiale ne parla poco, ma un numero così elevato di persone trasferite in massa, prima di allora, probabilmente non c’era mai stato. Le testimonianze di iscrizioni su colonne e architravi e, soprattutto, la ″Tabula Alimentaria″ ritrovata in questo sito, raccontano della numerosa presenza di Apuani in questi nostri luoghi: una ricerca sul DNA di soggetti residenti negli antichi territori apuani e dell’area dell’alto Tammaro-Fortore ha ″confermato″ la loro presenza nelle nostre terre.
Oggi la città di Bebio, dal nome del Console Marco Bebio Tamphilo che guidò questo gruppo di liguri apuani, non vive… un buon momento. Anzi. Dopo i primi sondaggi ed i relativi scavi negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, in cui sono stati evidenziati alcuni manufatti come parte del decumano che attraversa la città, le terme ed altri perimetri di fabbricati, tutto è lasciato all’incuria: solo saltuariamente si provvede al semplice taglio dell’erba. Da un bel po′ di tempo, nemmeno quello. Eppure ci sono studiosi e archeologi, anche stranieri, che ne hanno parlato e continuano a farlo tuttora! Sarebbe bello rendere questo sito archeologico godibile ai più, magari riprendere gli scavi e provare ad ampliare l’area visitabile. Perché c’è di più: Bebio ha avuto la sua importanza anche dal punto di vista sociale ed economico, tra il II sec a.C. e il V – VI sec. d.C., quando fu saccheggiata e distrutta dai Saraceni. Tale rilevanza deriva dal fatto che, come Altilia e Bojano, si trovava anch’essa a ridosso del Tratturo (oggi Regio Tratturo Pescasseroli – Candela) e, dunque, le attività commerciali, dovevano essere assai fiorenti. Ma la sua unicità è testimoniata soprattutto dal fatto che in quest’area, nel 1831, è stata ritrovata la famosa ″Tabula Alimentaria″, oggi esposta al Museo delle Terme di Diocleziano a Roma ed altri importanti reperti, riportati alla luce prima e dopo quel ritrovamento, alcuni conservati presso il Museo del Sannio di Benevento.
Quali, allora, i possibili interventi per conservarne la memoria e diffonderne la conoscenza? È necessario innanzitutto individuare un ′soggetto′ incaricato a gestire al meglio il sito archeologico, considerato che al momento, sullo stesso, non s’investe un solo euro. La presenza attiva nell’alto Tammaro-Fortore di ″Italia Nostra″ -Associazione da più di sei decenni impegnata a diffondere, a livello nazionale, la ″cultura della conservazione″ del patrimonio storico, artistico e naturale- potrebbe risultare un buon propellente per il suo definitivo rilancio: procedere, quindi, con la riqualificazione del sito; pianificare una possibile ripresa dei sondaggi, in collaborazione con Sovrintendenza e Università; repertare il materiale reperibile e recuperare quanto già trovato, compresi i numerosi cippi e colonne esistenti su quel territorio. Ecco che tali ″testimonianze″ potrebbero essere raccolte nell’ex scuola elementare confinante con l’area archeologica, essendo tale struttura già destinata a fini culturali benché non sia stata mai attivata. Per arricchire il patrimonio espositivo, si potrebbe infine ideare la ricostruzione tridimensionale della città di Bebio attraverso filmati e navigazione immersiva, coinvolgendo aziende hi-tech, scuole ed operatori turistici anche oltre i confini provinciali. Ma il primo obiettivo, che insieme dovremmo porci –enti territoriali, associazioni ed organi d’informazione- è di riportare a casa la famosa ′Tabula Alimentaria′: anche solo una copia, realizzata magari dalla ″Pontificia Fonderia Marinelli″ che già possiede lo stampo, perché è quella la vera ricchezza, il simbolo più autentico del sito archeologico di Macchia di Circello.
Si può immaginare, quindi, un arricchimento dell’intera area dell’alto Tammaro, non solo culturale ma economico e sociale, se tale proposta venisse accolta, in primis dai Sindaci del comprensorio e dalle diverse Associazioni ambientaliste, culturali e di volontariato. Certamente ne trarrebbero vantaggio, oltre che Circello col borgo e il suo Castello normanno, anche gli accoglienti centri di Colle Sannita e di Reino, la magnifica Oasi WWF, fino ad arrivare al sito archeologico di Altilia: immaginando un filo conduttore unico tra le due antiche città di epoca Romana.
Da qualche anno, a seguire le sorti dell’area archeologica e della storia che essa racconta, sono due Associazioni culturali del luogo, ″Cercellus″ e ″Universitas Terrae Reginae″, le quali attraverso iniziative ed attività d’incoming ne mantengono vivo il ricordo. Il 25 settembre 2021 è stato celebrato l’anniversario dei 2200 anni dalla deportazione degli Apuani nell’alto Sannio, con l’accoglienza di un ciclista che ha percorso 800 km sulle strade che presumibilmente, tra la primavera e l’autunno del 181 a.C., furono attraversate dalla gens Ligure Apuana deportata. Per lasciarne traccia indelebile è stato pubblicato anche il testo storico scientifico “Liguri Apuani nel Sannio – Un viaggio tra storia e genetica”, di Lorenzo Marcuccetti e Sergio Tofanelli ed è stata posizionata, per l’occasione, una ′iscrizione′ che ricorda il gemellaggio fatto nel 1981 con le popolazioni dell’Alta Versilia.
Unire i luoghi, dunque, unire le forze per conferire valore aggiunto ad un ′patrimonio′ che racconta una storia unica, autentica, che ben documentata e rappresentata, può davvero suscitare curiosità ed interesse. Non solo in Italia.