Sono 2 milioni i nuovi posti di lavoro in Europa entro il 2030. Ma l’Italia è ancora in forte ritardo nella digitalizzazione delle Piccole e medie imprese. È quanto emerge dai risultati di uno studio dell’Osservatorio Politecnico di Milano sulla digitalizzazione dell’impresa italiana. L’anno preso in esame è il 2019, quindi precedente al Covid-19: l’88% degli imprenditori intervistati considera le innovazioni digitali “necessarie” per lo sviluppo del proprio business, ma solo il 26% di essi dimostrava di avere un’adeguata maturità digitale per competere al meglio sui mercati esteri; il 13% non aveva alcuna figura in organico per le tematiche Ict e digital; il 32% non adottava applicativi di cybersecurity; il 20% non aveva ancora un sito Web. Ad oggi, solo 56 aziende su 100 ha un sito Internet, ma solo 1 su 4 di ultima generazione. Rendere l’impresa maggiormente digitale è oggi un fattore strategico per far crescere il business aziendale. Stringere un forte legame tra il business e tecnologia è la sfida di ogni imprenditore lungimirante. Passare al digital business, potenziare i canali di comunicazione, favorire le modalità di vendita fondate sull’integrazione tra esperienze in presenza e online.
IL COVID CAMBIA IL COMMERCIO
La pandemia Covid-19 ha avuto effetti devastanti sul commercio al dettaglio, facendo registrare un forte calo delle vendite, anche del 60%. Oltre la metà di chi ha scelto di continuare l’attività e fronteggiare la crisi, il 51%, lo ha fatto implementando i servizi di delivery e le vendite online, introducendo i pagamenti cashless. Tra le soluzioni adottate, ai primi posti il potenziamento dei canali social, con profili su Facebook e Instagram, il restyling dei siti aziendali e posizionamento Seo. Si è iniziato a capire, dunque, che anche le micro, piccole e medie imprese devono considerare essenziale investire sui nuovi canali di comunicazione e di vendita, come ad esempio la creazione di video su YouTube o video in live streaming. Le più reattive sono state le micro imprese legate alla ristorazione: per promuovere il prodotto, raccogliere ed evadere gli ordini, il 25% si è organizzata con WhatsApp e Telegram, il 14% attraverso canali di e-commerce, il 9% mediate social media.