L’incubo di ogni imprenditore sono le campagne malware o di ransomware, virus creati ad arte per danneggiare software e dispositivi ed appropriarsi di dati personali per identità digitali o credenziali false. «C’è oggi un mercato dello spionaggio che inizia ad essere fortissimo. Ci sono siti dove è semplice acquistare spyware e servizi che lo installano direttamente sul dispositivo smartphone, se non si è in grado di farlo da soli». È un problema che tocca soprattutto aziende e PMI. «Lo spionaggio delle imprese può avvenire in numerosi modi. Gli smartphone sono i canali preferiti, ma si può fare spionaggio anche attraverso un pc, che è ancora più semplice da infettare. Gli strumenti d’infezione sono i più vari, quello preferito è il fishing… anzi, lo spearfishing: un tipo di fishing fatto ad personam, non pensato per colpire la massa ma per colpire una persona in particolare».
Che tipo di precauzioni è necessario prendere? «Qualunque azienda deve fare molta attenzione allo spyware, per due ragioni. Primo perché c’è un mercato enorme di questi strumenti, ma dagli studi risulta che gli attacchi che vengono fatti ad imprese ed organizzazioni, nella quasi totalità dei casi hanno un complice interno: non è difficile trovare un impiegato che non sia soddisfatto o che abbia voglia di arrotondare lo stipendio, diciamo così, disposto ad inserire una pennetta Usb nel computer del capo e trasformarlo in una cimice». Sembrano trame cinematografiche, invece sono episodi che avvengono sempre più spesso… «Il problema per le imprese è duplice. Quello della protezione dei dati sensibili e quello dello spionaggio tout court, che per alcuni rimane una fonte altissima di fatturato. I software funzionano molto bene nello spionaggio, perché il computer ha una videocamera, un microfono, la mail e una volta che io ho il possesso del computer, è fatta».
Intervista al prof. Aaron Visaggio, coautore del volume Terzo Millennio di Giuseppe Chiusolo