MARCO AURELIO/ANTONIO CAESARI/IMPERATORIS LUCII
SEPTIMI SEVERI PII PERTI/NACIS AUGUSTI FILIO/IMPERATORI DESTINATO/COLONIA IULIA CONCORDIA AUGUSTA/
FELIX/BENEVENTUM
Il teatro, luogo d’incontro sociale e culturale, ha costituito da sempre l’elemento fondamentale della vita di una comunità. Nell’antichità la plebe, desiderosa di spettacoli cruenti, affollava l’arena dell’Anfiteatro dove il violento contrasto di uomini e di belve appagava non solo i suoi istinti, ma anche quelli di viziati patrizi. Uomini di più elevata cultura e raffinati nei gusti hanno invece sempre amato la frequentazione del teatro, luogo di elevazione spirituale. Qui coturnati eroi della scena, sempre sensibili agli applausi che rimbombavano lungo le valli solcate dal Sabato e dal Calore, vissero esaltanti stagioni di notorietà. Fescennini e atellane recitazioni, avanspettacoli d’altri tempi, plautine invenzioni, funamboliche attrazioni della vis comica, battute esilaranti per anomale situazioni di vita, rimuovevano le ambasce della vita quotidiana. Costruito sotto il governo di Adriano ed ultimato sotto quello di Marco Aurelio Antonino detto Caracalla per la sua tunica, il teatro antico di Benevento è stato riportato alla luce dall’irriducibile amore di un figlio beneventano dai grandi meriti, Almerico Meomartini.
La cavea, che si innalzava a gradoni semicircolari, si appoggiava a strutture di mattoni che procedono verticalmente su archi sempre più alti. Nella parte finale vi erano archi esterni che sostenevano un parapetto ornato di statue. La scena consisteva in un edificio di pietra con tre o cinque porte con colonne e finestre sulla parte anteriore. Alle spalle un grosso varco accoglieva attori e organizzatori degli spettacoli. Spogliato dagli avidi conquistatori che nei secoli si succedettero in città, l’edificio ripropone oggi la sua bella struttura, immiserita però nell’originaria ornamentazione di statue e di fregi. La cavea, capiente contenitore di tunicati spettatori di altri tempi, pronti all’applauso nelle afose serate estive, la scena maestosa, con i suoi nudi piedritti di mattoni e pietre, le paràdoi, corridoi laterali che immettevano in sale, allora ornate da preziosi marmi policromi, creano ancora oggi effetti di grande valore prospettico. Il teatro aveva anche una funzione di rappresentanza politica. Infatti, i primi posti erano sempre destinati ai funzionari locali, ai sacerdoti e ai decuriones. Un muretto di separazione divideva i nobili dalla plebe. Alle donne e agli uomini non romani venivano destinati gli ultimi posti. Edificio di varia utilizzazione, esso costituiva anche un luogo per riunioni politiche in cui si decideva per l’ordinamento delle festività, per le candidature elettorali e per le celebrazioni solenni. Il teatro offriva una distinzione visiva dei diversi gradi della scala sociale di una città. L’edificio, dunque, era concepito anche come necessità politica oltre che culturale. Oggi la città di Benevento, sempre più protesa ad un ricupero della sua identità storico-culturale, fa rivivere a questo spazio momenti di affascinante teatralità con le rappresentazioni che nel periodo estivo in esso si tengono.