Siamo a San Lupo, un territorio disseminato di olivi che danno origine ad un extra vergine di gran qualità. A dividere il piccolo centro da Guardia Sanframondi sono un ruscello, una rupe e un ponte: tre elementi di una leggenda medievale legata a riti sabbatici. Da qui il nome: Ponte delle Janare, o delle streghe.
Il diavolo e la strega, dopo una notte di sfrenati riti sabbatici e incantesimi lungo il torrente, si unirono per mettere al mondo una bellissima bimba. Costretti ad abbandonarla, fecero in modo che venisse adottata da una coppia senza figli. La fanciulla amava trascorrere il suo tempo a giocare nei boschi, insieme alle pecorelle. Nei mesi estivi, appena poteva non rinunciava mai a bagnarsi nelle limpide acque del ruscello. Un giorno, la sua bellezza infatuò un nobile dell’antica città di Limata, che vedendola dal ponte si fermò ad ammirarla. Se ne innamorò. Lei rifiutò più volte le sue avances. Con forza. Per vendicarsi, l’uomo mise in giro la voce che la ragazza “praticava le arti magiche e le azioni peccaminose, insieme al diavolo”. Le persone del posto si spaventarono, credendo ad ogni parola di un racconto ricco di dettagli. I più impressionati, proposero una drastica soluzione: affogare nel ruscello la giovane pastorella. Così accadde. E quando il suo corpo fu gettato nell’acqua, si formò un ampio vortice che lo risucchiò in profondità. È da quel drammatico evento che iniziarono a moltiplicarsi le testimonianze di uomini e donne che giuravano di aver visto comparire sulla roccia del ponte il fantasma della ragazza, per poi dissolversi. Dopo qualche tempo, il nipote del nobile di Limata protagonista della mistificazione venne a conoscenza di questa misteriosa vicenda, rinunciò ad ogni altra attività concentrando le sue energie nella ricerca della verità. Un giorno, percorrendo le sponde del ruscello si nascose dietro un grande masso, dove all’improvviso comparve il volto di una bellissima donna: fu un colpo di fulmine, se ne innamorò perdutamente. Preso dal forte desiderio di toccarle il viso, precipitò nel torrente e mai più fu ritrovato.
A San Lupo la Janara continuava a comparire, soprattutto di notte. Per vendicarsi entrava nelle case di chi l’aveva offesa, passando dalle fessure di porte e finestre. Vittime preferite erano i bambini, che paralizzava e soffocava. Successivamente, si narra che questo luogo divenne il punto d’incontro delle streghe dell’entroterra campano, in viaggio per raggiungere “il noce” di Benevento. Qui condividevano i misteri del sapere antico: erano loro a realizzare pozioni, filtri e unguenti; avevano una conoscenza profonda delle erbe officinali e alimurgiche che li portava a curare, nutrire e… ammaliare. “Unguento, unguento, mandame a la noce di Benevento / supra acqua et supra ad vento / et supra ad omne maltempo”.